Nota dell'autrice:
comincio a scrivere questo racconto…una musica di sottofondo …Debussy…”il chiaro di luna”… Oscar e Andrè…le mie fantasie le mie paure…il coraggio di scrivere…mi lascio cullare da immagini suoni e parole.
Prendete così…come viene quello che scrivo…e magari…leggetelo con la musica di un pianoforte in sottofondo… ^___^
 
Un Ballo
V° parte - finale
 

 

Il paesino era ancora immerso nel silenzio. Gli zoccoli rimbombavano sulle lastre di pietra in quelle viuzze strette…tutto era fermo, addormentato…ma vivo…notarono i balconi addobbati di ricchi vasi di fiori…le reti dei pescatori ornate dai papaveri…magari erano proprio …i loro papaveri…
Una banda di gatti si dava da fare con dei rifiuti ammassati in un angolo della piazzetta…erano loro i padroni della cittadina…bisticciavano e soffiavano per accaparrarsi il boccone più ambito…in mezzo ai quei pochi rifiuti videro ancora fiori…tanti fiori…anzi notarono che tutta la piazza era ricoperta da un manto sottile di fiori…
Oscar e Andrè non sapevano davvero che pensare. Una vecchia signora in quel momento uscì da una porticina piccola quanto lei…Oscar non si trattenne dalla curiosità di avvicinarla per chiederle che cosa fosse accaduto in paese…
“Signora, scusatemi, ma che cosa succede…tutti questi fiori…?”
La vecchina era intimorita nel vedere quella figura maestosa su quel destriero bianco…quel giovane biondo, elegante con un viso talmente delicato…anche se era evidente alla vecchietta che fosse un nobile non riuscì ad odiarlo…poi in quegl’occhi vide…vide oltre…sorrise dicendo…
“Signore…Arras ringrazia così il buon dio che ci ha donato qualche frutto della sua terra… potremo sopravvivere un po’ più dignitosamente…sapete è la festa della Madonna delle Rose…. oh…mi scusi…non volevo annoiarvi…”
“Signora…continuate…vi prego”
Anche Andrè si era avvicinato…ma il suo sguardo era colmo di pietà…povera Francia…
“Vedete…le cose non vanno bene…ma abbiamo deciso di festeggiare…con quel poco che abbiamo…i fiori …come sono belli i fiori….i fiori …venite, venite stasera…”
“Perché stasera?”
“Stasera finisce tutto…come ogni cosa…ma balleremo nei fiori…”
Oscar vide la vecchina allontanarsi…mentre ripeteva ossessivamente…
”…Balleremo nei fiori….come sono belli i fiori…sono i nostri gioielli…”
La seguì con gli occhi mentre si avvicinava al mucchietto di rifiuti…andava a raccogliere quei pochi fiori ancora intatti dopo la lotta dei gatti.
Andrè disse :
“Oscar non l’hai riconosciuta?”
“No…Andrè chi era?”
“Era Marie…Marie Duras”
Quel nome lontano…riportò alla mente di Oscar un immagine sbiadita…si vedeva bambina mentre guardava quella donna allontanarsi dal palazzo di famiglia…con un cesto di vimini in mano colmo di fiori…
“Sì…era…lei… mio padre…l’allontanò quando la vide che intrecciava per noi delle ghirlande… quella donna diceva che eravamo il re e la regina dei suoi fiori…”
“Eravamo bambini”
“…Non capii...perché mio padre l’avesse mandata via…poi mi regalò le due spade…”
Rimasero in silenzio guardando quel fantasma…e i suoi fiori…
“Andiamo Andrè…”
Arrivarono al palazzo. Non c’era nessuno…sembrava un gigante addormentato, i giardini trascurati, le scuderie silenziose, le imposte chiuse…
“Oscar vado a sistemare i cavalli”
“sì Andrè..”
Si separarono di fronte alle scuderie…per tutto il giorno quasi non si incontrarono.
Oscar vagava per le stanze…le venivano in mente tanti ricordi…passeggiava per i giardini…arrivò oltre la collina dietro il palazzo…e lo vide…vide Andrè seduto in mezzo ai prati…
Decise di raggiungerlo e di sedersi accanto a lui…
Andrè in quel momento cercava di darsi una risposta…alle mille domande che gli affollavano la mente..e sognava…sognava a occhi aperti la sua Oscar…
E lei arrivò.
“Andrè…posso?”
“ah…Oscar…certo”
“è bello vero?”
“molto”
“qui..il tempo vola via…non hai fame?”
Andrè sorrise…”sei sempre la solita ghiottona…”
Oscar rise…tanto che le si illuminò il viso…non sei mai stata tanto bella come ora…
La bellezza di Oscar negl’anni era diventata sempre più evidente, anzi gli anni avevano forgiato,in lei, anche, una bellezza del tutto particolare…a volte lontana…che si concentrava magari in un guizzo degl’occhi...o in un cenno della mano…il suo corpo nascosto nell’uniforme poteva sembrare asciutto e nervoso…anche se ne rilevava al contrario l’eleganza e sinuosità…Andrè…lo sapeva…
“Perché negarlo…”
Tornarono verso casa
…ecco…ecco quello che volevo…vivere come in un sogno senza tempo…
Da lontano, sulla via,  videro arrivare un carro pieno di gente che cantava festosa…si fermarono per lasciarlo passare…era il carro di una festa nuziale…le grida si facevano sempre più alte…la gioia esplodeva su quei volti… i due sposi lanciarono dei fiori verso quelle due figure a margine della strada…
Il carro passò oltre…la felicità passò loro vicino…Oscar sentì di avere qualcosa nei capelli…
…era una rosa bianca…
i loro cuori si strinsero…non avevano bisogno di parole…di sguardi…
“Andrè…andiamo in paese stasera” la voglio anche io la felicità…voglio amarti Andrè…

La sera era calata. Non sembrava essere primavera…il caldo era mitigato dalla brezza…il palazzo era immerso nel buio e nel silenzio…solo due pallide luci…si intravedevano…
Oscar nella sua stanza camminava come una bestia in gabbia…aveva deciso di togliersi la maschera, voleva dire tutto, tutte le parole che non aveva mai detto ad Andrè…voleva amarlo…anche se aveva paura…essere la tua donna…
Andrè era disteso sul letto…quella situazione gli sembrava assurda…una volta si era ripromesso che non sarebbe mai più tornato in quei luoghi…il dolore era troppo forte..nei suoi sogni…Arras era diventata uno scrigno in cui immaginava la sua Oscar abbracciata lui…Oscar che si rifugiava nei suoi capelli…Oscar che lo baciava all’ombra di una quercia…perché continuo a torturarmi?

Oscar era scesa a cercare Andrè…voleva andare in paese…ma dove si è cacciato?…non riusciva a trovarlo…arrivò davanti alla sua stanza…non sentiva nulla…socchiuse la porta e lo vide sul letto…era addormentato… decise di lasciargli un biglietto…
Prese il suo cavallo e andò verso il paese…il chiasso della festa, portato dal vento, si poteva già sentire dal palazzo…
Fu proprio quel suono lontano che svegliò Andrè…non aveva idea di quanto tempo avesse dormito…alzandosi dal letto vide sotto alla porta un biglietto…la calligrafia era quella di Oscar…decisa e morbida allo stesso tempo…
“Sono in paese…Oscar”
In fretta e furia si sistemò e scese…era terrorizzato dalla sua assenza…mi manchi come il respiro…prese il cavallo e corse …e se ti fosse successo qualcosa?…non pensava che a proteggerla…
La musica sembrava arrivare da ogni angolo…bambini che correvano…donne che gridavano…uomini che brindavano felici…e fiori…fiori ovunque…Andrè in quella confusione non riusciva a distinguere la sua Oscar…vagava in quelle viuzze strette in preda al panico…
Oscar cominciava a preoccuparsi…non lo vedeva arrivare…immaginò perfino che Andrè non avesse visto il suo biglietto…non vedendomi…sarà tornato a Parigi…
“Madamigella Oscar…Madamigella Oscar…”
Era appoggiata al muro della chiesetta, con le braccia conserte, lo sguardo a terra…lontano, quando una voce la chiamò…non si aspettava di essere riconosciuta…girandosi vide Marie Duras… la signora dei fiori…
“signora Duras…voi…vi ricordate…”
“e come non potrei…ho visto i vostri occhi…”
Oscar era contenta di vedere l’anziana…ma il suo cuore…era rivolto ad unico  pensiero: Andrè…
“Oscar…verrà…state tranquilla…”
“Ma voi…”
“Siete sempre il re e la regina dei miei fiori” disse quelle parole mettendole in mano…una rosa bianca… quella donna sembrava essere esistita solo in una fantasia… la vide dirigersi lentamente verso la folla…
Oscar era rimasta stordita da quell’incontro…si incamminò per una strada che si allontanava dalla confusione...la musica la seguiva…teneva quella rosa in mano…e continuava a fissarla…camminava e ne accarezzava i petali delicati…la portò al viso per sentirne il profumo…alzando lo sguardo vide un ombra appoggiata ad un muretto scalcinato…Andrè sentì un fruscio e la vide…indossava un camicia di seta bianca…un pantalone bianco…i capelli morbidi che le incorniciavano il viso… il suo corpo emanava come una luce…
“Oscar…sei qui…”
Non poteva smettere di guardarla…era talmente bella…Oscar gli camminava incontro…era talmente felice che non riusciva a sorridere…lo guardava e basta…i suoi occhi si ubriacavano…in quei capelli scuri, quelle spalle…
Andrè non  seppe trattenere una lacrima quando vide nelle mani di Oscar…la rosa bianca…
“Andrè…”
Tutte le parole che avrebbe voluto dirgli si spezzarono in gola quando si accorse di quella lacrima sul suo viso…avrebbe voluto raccoglierla e conservarla come fosse il più prezioso dei diamanti…
“E’ tua…” la mano di Oscar François tremava…non riusciva a trattenere neanche lei le lacrime…
Andrè prese quella rosa…la sua rosa…
Nel silenzio delle parole  si dissero tutto quello che provavano…erano i loro occhi a dire…a raccontare l’amore struggente che li separava e li univa da sempre…il dolore…la speranza…la musica divenne dolce… come i loro sguardi…tremante… come le loro mani che si univano…calda… come l’abbraccio…che li serrò l’uno all’altra…
“Balla con me…ti prego…” Oscar riuscì a dire piangendo sul suo petto…
Andrè ebbe un sussulto…non poteva più trattenersi…
”La mia Oscar mi chiede di ballare…”
Oscar alzò la testa e vide quei suoi profondi occhi verdi…e arrossì…Andrè le sorrise dolcemente e con le lacrime che scendevano lungo il viso le cinse la vita …e cominciarono a ballare…
È questa la felicità.
Ballarono tutta la sera…anche quando la musica era cessata da molto; la loro musica …era il mare nella loro anima… erano i battiti dei loro cuori impazziti di gioia…erano i loro corpi vicini che si stringevano…come avessero paura che  quell’incanto svanisse da un momento all’altro…
Oscar carezzò la guancia del suo uomo…
“Portami a casa”
Andrè le sfiorò la fronte con le labbra…quel tocco delicato provocò in Oscar un brivido intenso…
Camminarono veloci  tenendosi per mano…la poca gente ancora per le strade vide quelle figure strette…erano la cosa più bella che avessero mai visto…
La vecchia Marie sorrideva affacciata alla sua piccola porticina…un re ed una regina…
Andrè prese le briglie del cavallo di Oscar e le fissò al suo. Si avvicinò alla donna che amava e la sollevò sulla sella con delicatezza…Oscar non aveva  mai pensato ad Andrè come ad un uomo forte…molte cose non aveva pensato del suo compagno…Andrè si issò sul cavallo e l’abbracciò…
Arrivarono a palazzo senza neanche essersene accorti…entrambi si sentirono annullare…i loro corpi, i loro profumi, le loro dita intrecciate si confondevano in un’unica anima…
Entrarono in casa… Fu come se quell’atmosfera chiusa, quei mobili, quelle stanze facessero riemergere  tutta la paura nei loro cuori…
Andrè la desiderava disperatamente…ma non voleva rovinare tutto…
Oscar era terrorizzata dal suo imbarazzo…ma voleva amare Andrè  completamente…
Salirono le scale lentamente come se stessero andando incontro ad un pericolo...il pericolo di lasciarsi…
“Andrè…voglio suonare per te…”
Entrarono entrambi nella stanza di Oscar…meccanicamente Andrè fece quei gesti che aveva fatto per vent’anni…Oscar lo seguiva con lo sguardo…il giovane prese la candela del corridoio e la portò in camera, accese il candelabro del pianoforte…un pensiero lo folgorò…come quella notte…si guardò intorno e notò che la stanza del palazzo di Arras non era molto diversa da quella del palazzo parigino…guardò l’espressione di Oscar…era emozionata ma serena…
Oscar gli passò accanto e si mise al piano…cominciò a suonare…delicatamente…dicendo:
“Non ho mai suonato per nessuno che non fosse me stessa…ma ora è diverso…non devo più placare niente in me…ora posso suonare… per amore”
La voce le tremava…come le dita sul piano…tutto il suo corpo tremava…Andrè lo vedeva…
Le si avvicinò e posò le mani sulle sue spalle…Oscar smise di suonare …
“Continua…”
…e così fece. Le dita di Oscar si muovevano calme…la musica le fluiva dall’anima…Oscar quasi non si accorse che Andrè, intanto,  le si era seduto accanto e la guardava suonare…vide il riflesso del suo viso  nella finestra che le stava di fronte…la musica divenne sempre più lenta fino a scendere nel silenzio…
“Andrè…perdonami”
“Io non ti devo perdonare nulla”
“Davvero?…”
Andrè tiro fuori dalla tasca della camicia la rosa che lei gli aveva donato poche ora prima…
“Ora è nostra”
Oscar scoppiò in lacrime…l’anima gentile, forte di quell’uomo…l’amore incondizionato che provava per lei era rimasto immutato tutti quegl’anni…la donna che era rimasta addormentata nel soldato si svegliò a quelle parole…
“Ti amo Andrè” disse piangendo…
Andrè le asciugava quelle lacrime con dolcezza, il suo viso era finalmente sereno…i suoi occhi erano finalmente vivi e non smettevano di saziarsi a quella visione… e sorrise:
“La mia Oscar…”
Oscar arrossì come una bambina …fissava quelle labbra…voleva quelle labbra…si avvicinò…e Andrè  le prese il viso fra le mani e la baciò delicatamente…
Erano entrambi spaventati da quel contatto, nuovo per loro…quella sensazione di calore che dalle labbra dell’uno invadeva le labbra dell’altro…si desideravano…finalmente si amavano…la delicatezza si trasformò in passione…le labbra si socchiusero…e fu come se le loro bocche si conoscessero da sempre…si baciavano cercando l’una nell’altro l’amore che li univa…e poi tornò la tenerezza…un tenero languore…
Fu il canto confuso di alcune note del piano a riportarli alla realtà…e risero…
I loro sguardi divennero impacciati…si sentivano buffi…Oscar guardò ancora il riflesso nella finestra…dietro di loro c’era il letto…Andrè capì…non avevano bisogno di dire nulla…
I gesti divennero lenti e naturali…si alzarono…si tenevano per mano…si guardavano negl’occhi…guardavano il loro desiderio riflesso nell’altro…
Andrè spogliò la sua compagna…come se fosse di cristallo…la guardò nuda…e il terrore lo bloccò…era splendida…troppo per lui…
“Andrè…non ho paura…amami”
Andrè ascoltò quelle parole…la voce di Oscar era diversa…non era il tono che conosceva …era la voce del desiderio…era la voce di una donna che amava…
Cominciò a carezzarle il viso, lasciando che la sua testa si abbandonasse a quel tocco…scese lungo la linea del collo, delle spalle…sentiva la sua pelle tremare sotto le sue mani…il seno…il ventre…era bella…la girò…per spogliarsi lontano dai suoi occhi, teneramente imbarazzati…Oscar era come una bambola inanimata…lasciava che Andrè la sfiorasse senza opporre alcuna resistenza…sentì poi il calore di quella pelle virile contro la sua schiena…bruciava…per lui…le mani di Andrè le sfioravano il viso, disegnavano i lineamenti della fronte, degl’occhi…delle guance….della bocca…Oscar baciò quelle dita curiose, il suo corpo si tendeva a quel contatto e rispondeva ad ogni sua carezza…cercando il corpo di Andrè  con le braccia…”Girami”…un sussurro, una preghiera…Andrè obbedì…vederla negl’occhi gli fece perdere l’equilibrio…si accasciò in ginocchio davanti a lei…si sentiva disarmato di fronte a tanta bellezza, a tanto desiderio…
”Ti amo…da sempre…Oscar ”
…quelle mani di donna cominciarono a giocare con i suoi capelli, folti e scuri, erano morbidi e profumati
“Ti amerò…per sempre…Andrè”
…strinse il suo viso e se lo portò al seno…si sentì sollevata e portata verso il letto, distesa delicatamente…quei gesti che erano stati fino a quel momento lenti…divennero convulsi… le baciò avidamente il seno…la sentì inarcarsi sotto il suo peso…sentì quelle mani affusolate confuse lungo la schiena…cercare il suo corpo…si staccò da lei…le mancava il fiato…Oscar vedeva e sentiva il desiderio di Andrè perché era il suo…lo voleva…
…chiuse gl’occhi…
Andrè le strappò via il dolore virgineo con la sua bocca, le sue mani, la sua pelle, la sua forza delicata e infuse nel cuore e nel corpo della sua donna l’amore, la dolcezza, la speranza…il piacere…
Oscar  lo accolse dentro di lei piangendo di felicità, sentì che il suo corpo era stato creato per lui… che il sapore salino di quella pelle era un nettare di languido oblio…

Il mare cantava …il mugghio delle ondate si infrangeva disperato e cosciente contro la spiaggia…

…danzarono l’uno nell’altra…
Cancellarono il passato,  il mondo intero, facevano l’amore …
Si amarono…quella notte…Oscar e Andrè si amarono…nella dolcezza, nella passione, nelle lacrime, nella gioia.
Esausti e abbracciati si addormentarono…quella notte…e le altre seguenti…
Una mattina Andrè si svegliò e vide Oscar che china su di lui gli accarezzava i capelli. La donna aveva uno sguardo pieno di dolcezza.
“Buon giorno…”
“Andrè…”
“Dimmi…”
“Ricordi che prima di partire ti dissi che dovevo fare una cosa ad Arras…”
“Sì e non capivo cos’era, neanche ora…” disse sorridendo..
“Non lo sapevo neanche io…credo…volevo solo venire qui con te…ma ora ho capito…”
“Ti ascolto…Oscar”
“Sono venuta ad Arras…per sposarmi…con te”.
Andrè non disse nulla…la baciò…e la prese…si donarono l’una all’altro, ancora una volta, disperati e felici come avrebbero fatto per tutta la loro vita.

Una chiesetta accolse un uomo e una donna…una vecchia signora aveva in mano due ghirlande di rose bianche…un paesino danzava attorno a loro…non era più primavera, ma estate…l’estate della Francia libera…l’estate di  due cuori finalmente uniti…
Oscar François e Andrè Grandier.

FINE

Nota: il personaggio di Marie Duras è di mia pura invenzione…Marie…per Maria mia nonna…Duras in onore di Margherite Duras.
 
 
 

                                                                                                                                                            Mik
 
 

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